Sentì una forza che lo spingeva fuori dal rifugio umido, caldo e sicuro che aveva conosciuto fin da quando era stato in grado di percepire l’ambiente circostante. Il passaggio era stretto, appena sufficiente per la testa. Non gli piaceva questo cambiamento, all’interno stava bene… questa forza che lo spingeva e la pressione che sentiva al capo non potevano presagire nulla di buono.
Poi all’improvviso, la testa uscì e venne abbagliato da qualcosa di cui non conosceva il nome, una luce calda che gli feriva gli occhi. Respirare era così strano, quest’aria che entrava nel suo corpo come un flusso alieno. Fece l’unica cosa che gli riuscì di fare: pianse.
Agitò le braccia sentendo delle mani che lo prendevano e qualcosa di morbido che gli veniva strofinato sul corpo. Mosse anche le gambe ma per qualche ragione una di esse non rispose ai suoi comandi. Sentì che veniva passato di mano in mano.
«Quest’infante è deforme», disse l’anziano. «Non può essere accettato a Sparta!».
Un lancio.
Un volo.
Splat!
Poi all’improvviso, la testa uscì e venne abbagliato da qualcosa di cui non conosceva il nome, una luce calda che gli feriva gli occhi. Respirare era così strano, quest’aria che entrava nel suo corpo come un flusso alieno. Fece l’unica cosa che gli riuscì di fare: pianse.
Agitò le braccia sentendo delle mani che lo prendevano e qualcosa di morbido che gli veniva strofinato sul corpo. Mosse anche le gambe ma per qualche ragione una di esse non rispose ai suoi comandi. Sentì che veniva passato di mano in mano.
«Quest’infante è deforme», disse l’anziano. «Non può essere accettato a Sparta!».
Un lancio.
Un volo.
Splat!