Cos’ha dato inizio al divenire dell’universo?
Alcuni lo chiamano Dio e gli danno nomi diversi a seconda della zona del globo in cui si trovano. Aristotele ci insegna che, di qualsiasi cosa si tratti, la causa prima che ha dato inizio al movimento dell’universo deve essere un motore immobile. Il divenire è tale per cui ogni oggetto è mosso da un altro, questo da un altro ancora e così via a ritroso. Tuttavia, alla fine della catena deve esistere un motore immobile, da cui derivi il movimento iniziale ma che a sua volta non sia mosso da altro, una causa priva di causa, una fonte originaria del moto ma priva di moto, un’entità immateriale di atto puro.
Anja non aveva mai provato grande interesse per la filosofia, ma vi si era avvicinata quando era stata scelta per il progetto “Motore Immobile” della NASA. La possibilità di lavorare alla sonda spaziale TELOS era stato il coronamento del sogno di una vita. Era stata accolta a braccia aperte dagli altri scienziati del team i quali l’avevano istruita sul pensiero che aveva guidato l’ideazione del progetto. ovviamente rifiutavano l’idea per cui essendo il Motore Immobile un essere necessariamente esistente si identificasse col bene e dunque con Dio, ma non era stato possibile negare l’eleganza e l’efficacia del ragionamento di Aristotele.
Anja non avrebbe saputo dire se ci fosse qualcosa di vero in quella strana teoria ma ne era rimasta affascinata e, dopotutto, il mistero all’origine del Big Bang era talmente imperscrutabile che Aristotele avrebbe potuto essere nel giusto.
I cosmologi avevano suddiviso la storia dell’universo in nove ere, che variano da poche frazioni di secondo a miliardi di anni. La sonda spaziale WMAP, lanciata nel lontano duemilauno, permise di calcolare l’età e la composizione dell’universo e inoltre, aveva creato una mappa completa della radiazione cosmica di fondo disegnando un’immagine dell’universo com’era solo quattrocentomila anni dopo il Big Bang. La missione era stata seguita da molte altre nei decenni a seguire e la mappa era stata tracciata con precisione sempre maggiore, tanto da riuscire a individuarne una trama che permeava l’intero universo come un codice.
Grazie al lavoro del team di Anja, i nodi stavano finalmente venendo al pettine. La sonda spaziale TELOS che avevano sviluppato sarebbe stata l’ultima del programma spaziale Explorers, poiché non si prevedeva ne servissero altre: portava lo strumento che avrebbe decodificato la trama dell’universo, rispondendo infine a tutte le domande che l’umanità si poneva sulle sue origini.
Una volta raggiunto il punto lagrangiano L2, a un milione e mezzo di chilometri di distanza dalla terra nella direzione opposta al sole, la sonda iniziò a raccogliere i dati. Anja rimase con lo sguardo fisso sul terminale mentre il supercomputer elaborava le immagini della radiazione cosmica di fondo con un dettaglio mai raggiunto prima. Pian piano, la matrice dell’universo primordiale venne decriptata, rivelando un codice generato allo stesso momento del Big Bang stesso.
Anja era senza parole. L’intero istituto aveva fermato i lavori per assistere a quel momento e poteva percepire la muta tensione dei colleghi che la circondavano: il codice ricordava quello di un computer quantistico, simile a quelli che loro stessi stavano usando per elaborare i dati, ma più complesso.
Anja aggrottò la fronte, che fosse un tentativo di hackeraggio? Ma in cuor suo sapeva che non era così e che l’unica risposta possibile era quella che si trovava davanti ai suoi occhi.
Cos’ha dato inizio al divenire dell’universo?
Alcuni lo chiamavano Dio, pensò Anja, la scienza aveva appena dimostrato che si trattava di un computer quantistico.
A un tratto, la matrice cosmica iniziò a mutare e Anja percepì un brivido lungo la schiena mentre l’essenza stessa dell’universo veniva modificata nella sua più intima essenza.
Sul terminale collegato alla sonda spaziale TELOS apparvero le nuove righe del codice:
Alcuni lo chiamano Dio e gli danno nomi diversi a seconda della zona del globo in cui si trovano. Aristotele ci insegna che, di qualsiasi cosa si tratti, la causa prima che ha dato inizio al movimento dell’universo deve essere un motore immobile. Il divenire è tale per cui ogni oggetto è mosso da un altro, questo da un altro ancora e così via a ritroso. Tuttavia, alla fine della catena deve esistere un motore immobile, da cui derivi il movimento iniziale ma che a sua volta non sia mosso da altro, una causa priva di causa, una fonte originaria del moto ma priva di moto, un’entità immateriale di atto puro.
Anja non aveva mai provato grande interesse per la filosofia, ma vi si era avvicinata quando era stata scelta per il progetto “Motore Immobile” della NASA. La possibilità di lavorare alla sonda spaziale TELOS era stato il coronamento del sogno di una vita. Era stata accolta a braccia aperte dagli altri scienziati del team i quali l’avevano istruita sul pensiero che aveva guidato l’ideazione del progetto. ovviamente rifiutavano l’idea per cui essendo il Motore Immobile un essere necessariamente esistente si identificasse col bene e dunque con Dio, ma non era stato possibile negare l’eleganza e l’efficacia del ragionamento di Aristotele.
Anja non avrebbe saputo dire se ci fosse qualcosa di vero in quella strana teoria ma ne era rimasta affascinata e, dopotutto, il mistero all’origine del Big Bang era talmente imperscrutabile che Aristotele avrebbe potuto essere nel giusto.
I cosmologi avevano suddiviso la storia dell’universo in nove ere, che variano da poche frazioni di secondo a miliardi di anni. La sonda spaziale WMAP, lanciata nel lontano duemilauno, permise di calcolare l’età e la composizione dell’universo e inoltre, aveva creato una mappa completa della radiazione cosmica di fondo disegnando un’immagine dell’universo com’era solo quattrocentomila anni dopo il Big Bang. La missione era stata seguita da molte altre nei decenni a seguire e la mappa era stata tracciata con precisione sempre maggiore, tanto da riuscire a individuarne una trama che permeava l’intero universo come un codice.
Grazie al lavoro del team di Anja, i nodi stavano finalmente venendo al pettine. La sonda spaziale TELOS che avevano sviluppato sarebbe stata l’ultima del programma spaziale Explorers, poiché non si prevedeva ne servissero altre: portava lo strumento che avrebbe decodificato la trama dell’universo, rispondendo infine a tutte le domande che l’umanità si poneva sulle sue origini.
Una volta raggiunto il punto lagrangiano L2, a un milione e mezzo di chilometri di distanza dalla terra nella direzione opposta al sole, la sonda iniziò a raccogliere i dati. Anja rimase con lo sguardo fisso sul terminale mentre il supercomputer elaborava le immagini della radiazione cosmica di fondo con un dettaglio mai raggiunto prima. Pian piano, la matrice dell’universo primordiale venne decriptata, rivelando un codice generato allo stesso momento del Big Bang stesso.
Anja era senza parole. L’intero istituto aveva fermato i lavori per assistere a quel momento e poteva percepire la muta tensione dei colleghi che la circondavano: il codice ricordava quello di un computer quantistico, simile a quelli che loro stessi stavano usando per elaborare i dati, ma più complesso.
Anja aggrottò la fronte, che fosse un tentativo di hackeraggio? Ma in cuor suo sapeva che non era così e che l’unica risposta possibile era quella che si trovava davanti ai suoi occhi.
Cos’ha dato inizio al divenire dell’universo?
Alcuni lo chiamavano Dio, pensò Anja, la scienza aveva appena dimostrato che si trattava di un computer quantistico.
A un tratto, la matrice cosmica iniziò a mutare e Anja percepì un brivido lungo la schiena mentre l’essenza stessa dell’universo veniva modificata nella sua più intima essenza.
Sul terminale collegato alla sonda spaziale TELOS apparvero le nuove righe del codice:
[Simulazione di autocoscienza X47P3: completata!]
[Vince la specie Tx31-L748-NT7-00056X2]
[Azzeramento simulazione]
[Vince la specie Tx31-L748-NT7-00056X2]
[Azzeramento simulazione]