FRANCESCO GOZZO
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il piano astrale

Genere:   fantascienza.

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Cos’è la coscienza?

I filosofi greci la ricercavano nel sangue e nel respiro mentre oggi, grazie alle neuroscienze, abbiamo un’idea più precisa di dove potrebbe risiedere. Tuttavia, la questione è ancora molto dibattuta.

Mentre nuove scoperte vengono fatte, i confini della conoscenza si espandono e nuove frontiere, che fino a qualche decennio fa sembravano fantascienza, divengono alla nostra portata. Oltre al tentativo di comprendere l’origine della coscienza bisogna chiedersi se essa sia qualcosa di fisico, individuabile, fisso all’interno del nostro corpo in determinati percorsi neuronali, o se possa essere qualcosa di più volatile, capace di spostarsi nello spazio-tempo. Nel secondo caso, come definiremmo l’individuo? Esistiamo anche privi di corpo fisico senza però conservarne memoria?

Anche se John Foster era sempre stato scettico riguardo argomenti quali “esperienze extracorporee” e “esperienze pre-morte”, riconosceva che fossero reali per coloro che le vivevano. Tuttavia, rifiutava le connotazioni spirituali che venivano attribuite a tali fenomeni. Dopotutto questi episodi avvenivano sempre in condizioni psichiche alterate, non erano altro che i deliri di menti impazzite.

L’incidente, ovviamente, cambiò tutto.

Mentre guidava per andare in laboratorio, come ogni mattina, sulla carreggiata opposta veniva un camion che trasportava tronchi d’albero. Ricordava poco dell’incidente, solo qualche immagine confusa: i tronchi che precipitavano in strada invadendo la sua corsia, l’impatto, la cintura di sicurezza che lo stringeva in una morsa, la macchina che si ribaltava.

Quando era tornato cosciente si trovava in ospedale: era finito sotto i ferri e ci era rimasto per diverse ore. Tuttavia, ricordava di aver assistito all’operazione come aleggiando sopra la testa del chirurgo. Osservando, in preda a uno strano senso d’intorpidimento, mentre questi estraeva le schegge di vetro e lamiera dal suo corpo.

Ricordava di aver percorso un tunnel buio, inseguendo una luce. Il posto dove si era trovato gli aveva fatto sgranare gli occhi. Tutto era nitido e i colori avevano un’intensità mai vista prima. Suoni cristallini danzavano nell’aria. John si era guardato intorno con la bocca spalancata, la sua stessa forma era qualcosa di sorprendente: una riproduzione perfetta del suo corpo ma in qualche modo più sottile e meno densa, come composta da un qualche tipo di energia. Si era strofinato il corpo con le mani senza riuscire a venire a capo dello stato in cui si trovava e mentre cercava di venire a patti con la realtà, avevano fatto la loro comparsa alcuni esseri ammantati di luce bianca che sembravano angeli. Si era sentito pervadere da un senso di pace, tanto che si era calmato all’istante e, desideroso di instaurare un contatto, aveva allungato una mano per cercare di toccarli. In quel momento però il suo corpo lo richiamò a sé, prima che potesse anche solo sfiorare la creatura.

«Non ancora… No!», aveva implorato.

Era stato dichiarato clinicamente morto per quasi tre minuti.

Da quel momento era stato posseduto da un bisogno febbrile di ripetere l’esperienza e si era interessato allo studio della coscienza. Documentandosi sulle esperienze pre-morte scoprì che ciò che aveva vissuto veniva descritto in maniera molto simile dalla maggior parte delle persone. Anche se l’interpretazione di ciò che avevano visto cambiava a seconda dall’ambiente culturale, l’incontro con qualche entità soprannaturale sembrava essere una costante, così come il senso di pace.

Spulciando la letteratura scientifica in merito all’argomento si imbatté in alcuni studi pubblicati sulla prestigiosa rivista Science, i quali dimostravano quanto la prospettiva di visuale, in congiunzione con le correlate informazioni multisensoriali del corpo, fosse fondamentale affinché la coscienza venisse correttamente localizzata all’interno del corpo fisico.

Era quindi possibile che durante le esperienze extracorporee la coscienza si separasse dal corpo?

Era possibile trascendere il mondo materiale?

Ogni giorno John arrivava in laboratorio e si immergeva nella vasca di deprivazione sensoriale, ne richiudeva il coperchio galleggiando nella più completa oscurità, immerso in una soluzione salina che gli permetteva di rimanere sospeso senza sforzo: meno stimoli venivano offerti al corpo più era semplice separarlo dalla coscienza. Era necessario fare in modo che il corpo si addormentasse mantenendo vigile la mente. A un certo punto si potevano sentire le estremità formicolare e si aveva la sensazione di sollevarsi e abbandonare i confini del corpo, fluttuando un paio di metri sopra di esso. A quel punto era possibile slegare la coscienza dal corpo fisico in maniera definita e consapevole.

John si dovette allenare a lungo prima di riuscire a separare la propria coscienza dal corpo, ma con il tempo era diventato esperto. Riusciva ad accedere ai piani energeticamente meno densi della materia dove si credeva risiedessero gli spiriti e a muoversi come uno di essi attraverso lo spazio, oltrepassando aria e muri allo stesso modo. I giorni si susseguivano uno dopo l’altro, John entrava e usciva dalla vasca di deprivazione sensoriale, ripercorrendo il processo di induzione di un’esperienza extracorporea come ormai era abituato a fare. Passarono le settimane e i mesi ma non si diede per vinto.

A un certo punto accadde: un lungo tunnel nero che conduceva verso una luce abbagliante si materializzò davanti ai suoi occhi.

Lo percorse.

Il luogo dove si trovò era illuminato da una luce soffusa ma brillante al tempo stesso, i colori sembravano più vividi rispetto alla realtà a cui era abituato e i suoni cristallini si propagavano come ovattati. Tutto sembrava così reale che rimase sconcertato. Era tutto come durante l’incidente.

Il mondo sembrava corrispondere a una versione più eterea di quello reale ma non ne era una copia. Mediante un comando mentale spiccò il volo verso un albero e ne accarezzò il tronco. A differenza di quando sognava, e mettendo alla prova le leggi della fisica poteva diventare consapevole di star sognando, ora John non stava sognando, eppure le leggi della fisica non venivano rispettate.

Poi realizzò: le leggi venivano rispettate, semplicemente non erano le stesse!

Questa consapevolezza lo colpì come un treno.

Era passato da un sistema governato dalla fisica classica a un sistema quantico, dove le leggi della fisica erano quelle della meccanica quantistica.

Allora gli tornarono alla mente, come un fiume in piena, le parole del fisico Roger Penrose, secondo cui la coscienza sarebbe originata da reazioni quantistiche che concorrono nella formazione delle onde cerebrali.

Si poteva davvero pensare a una coscienza quantistica? Indipendente dal corpo stesso e in grado di sopravvivere alla sua morte per rimanere sotto varie forme nel multiverso?

Mentre rifletteva vide avvicinarsi alcune creature di luce. Non si stupiva del fatto che la maggioranza delle culture prevedesse l’esistenza di esseri spirituali ammantati di luce che conferivano un senso di pace, li aveva appena visti e già si sentiva in armonia. Una di esse portò avanti la mano in un gesto armonico e alcuni granelli di terra si levarono dal suolo accorrendo e danzando attorno alle dita della creatura fino a dar vita a un fiore.

Che potessero manipolare la materia sottile di quel mondo a loro piacimento?

Allungò una mano, era da tanto tempo che desiderava instaurare un contatto. Quando fu talmente vicino da sfiorare la creatura, da essa scaturì una scarica elettrica talmente forte da emettere lo stesso crepitio di un fulmine e provocare il rombo di un tuono. John urlò e il dolore lo catapultò oltre il tunnel, rispedendolo nel suo corpo.

Si svegliò tremante nella vasca e cercò di mettersi seduto, ma era troppo debole. Riuscì a malapena a battere sulla parete. Quando i suoi colleghi aprirono il coperchio e la luce del laboratorio lo investì, vide che il braccio sinistro era completamente ustionato.

Lo sgomento per essere stato attaccato lasciò presto spazio a un’altra domanda: se in quel momento si trattava di pura coscienza, come poteva il suo corpo aver subito il colpo? Che potesse essere un fenomeno legato all’entanglement quantistico? Due corpi strettamente interconnessi, in questo caso il suo corpo fisico e la sua coscienza, che anche se separati nello spazio-tempo subivano entrambi gli effetti di ciò che accadeva all’altro, istantaneamente, forse connessi da un ponte di Einstein-Rosen, quello che veniva comunemente chiamato wormhole, o attraverso una quinta dimensione?

Forse la sua mente stava correndo troppo.

Quello di cui era certo era che aveva scoperto un luogo nuovo, dove gli esseri umani potevano accedere solo sotto forma di pura coscienza. Aveva trovato il modo di trascendere questo mondo muovendosi su un piano di esistenza completamente diverso.
​
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